giovedì 1 novembre 2012

Paese di Oggi, Paese di Ieri




Quando mi interessavo alla geneologia della mia famiglia mi sono sentito dire più volte da chi non voleva saperne di queste cose: "acqua passata non macina più". Per le nostre generazioni è abbastanza vero. Noi abbiamo poco da spartire con le società degli ultimi tre secoli he erano società centrate sull'agricoltura, la nostra invece è una società industriale. I nostri antenati di tre secoli fa mettevano al centro della loro esistenza la famiglia, i figli, la religione e altro ancora. Erano società più povere della nostra. Certamente bisogna anche dire che il secolo scorso, il nostro secolo non è stato certamente tra i migliori: due guerre sanguinosissime, mondiali, che hanno bruciato milioni su milioni di uomini e donne, militari e molti civili. Oltre che genocidi spaventosi.
Dire che il passato non conta più comunque non è del tutto vero. Nei paesi di campagna di tutta Italia si lavorano ancora i terreni dei nostri bisnonni o trisnonni. Ai nostri avi assomigliamo fisicamente. Tra l'altro è stato provato che a un antenato si può assomigliare fino alla  settima generazione. Parliamo ancora il loro dialetto e quando non lo sappiamo parlare, riusciamo almeno a capirlo. Siamo meno vincolati di loro a pregiudizi e superstizioni, ma abbiamo altre difficoltà e soffriamo di più la solitudine.
Io sono convinto però che nel profondo di ognuno di noi, nel profondo, assomiglia molto di più ai nostri antenati di quanto non si creda: come loro posssiamo essere intelligenti o persone modeste, generosi o avari, brillanti o riservati,
aperti di carattere o chiusi, buoni o cattivi.
In pratica nei piccoli paesi noi siamo i continuatori della vita dei secoli passati legati ai nostri avi da vincoli , a voltemisteriosi, uno di questi è l'ancestralità che è nel nostro incosciente. Per questo è legittimo interessarsi a loro, i "nos vecc" come si dice in dialetto, prendendoli così come sono, noi veniamo da loro.

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